giovedì 5 gennaio 2012

KALI


La città di Calcutta deve il suo nome al termine Kalighat (i gradini di Kalì) che servono ai fedeli per scendere al Gange.
Alla stessa stregua di Ishtar, spostandoci più a est, troviamo le storie della dea Kali che, insieme a Lilith, sono figure femminili odiate e maltrattate dalla tradizione. Kali non sarebbe altro che l’emanazione terribile o punitiva della dea Durga, di norma misericordiosa e dotata di poteri infiniti, giusta sposa del dio Shiva, che risiede sulla Montagna Sacra. In seguito nell’Induismo primevo filtrarono altre deità di differenti provenienze e, nella nuova gerarchia religiosa venutasi a creare, i potenti dei ancestrali erano scomodi. Visto che la tradizione popolare non voleva però rinunciarci, Kali e Shiva ricoprirono ruoli negativi, in particolare Kali divenne una figura peccaminosa e crudele, orribile e insensatamente distruttiva, mentre essa è - nella sua primaria immagine di Durga - creatrice e generosa, eterna sposa e controparte di Shiva, il quale ammette di essere un fantasma inanimato senza di lei. Durga quindi, solo nella sua emanazione di Kali, si trasforma in un guerriero forte e inarrestabile, molto più potente degli dei di sesso opposto, per loro stessa ammissione. Nella battaglia per ottenere la mano di Durga si evidenzia l’uso di armi avanzate e tecniche di combattimento stellare. Si racconta infatti che il demone (entità maligna) Sumbha si è innamorato di lei e manda il comandante del suo esercito, Sugriva, a porgerle un’offerta di matrimonio, invitandola ad arrendersi. Al suo rifiuto (la dea aveva fatto voto di sposare solo chi l’avesse sconfitta in battaglia), il demone si infuria e ordina a Sugriva di mettersi a capo dell’esercito, per portargli la dea sconfitta. Il demone-comandante la attacca ma lei, la terribile Kali, emette un suono che lo incenerisce, un "Hum" (Om) supersonico. Infuria una battaglia cosmica: i due eserciti si fronteggiano, le forze della Dea sono composte da molteplici forme di divinità femminili da lei emanate. Interviene il demone Munda, che lancia contro la dea migliaia di dischi, ma tutte le sue armi sono annientate in un istante. Un altro demone la sfida personalmente: Kali ritira il suo esercito e accetta il duello. Il comandante porta Kali fino in cielo, scatenando una guerra stellare all’ultimo sangue, al cui termine il demone muore trafitto dal dardo della dea. È chiaro che Kali non ha bisogno di eserciti al suo seguito e non ha nessun problema a dare l’ordine di ritirare tutte le truppe. Kali può prendere decisioni da sé, impartire ordini ed accettare le sfide di tutti i demoni, comandanti di orde nemiche, con la perizia di un generale valoroso. Alcuni tra gli dei più potenti ricorrono a lei per chiedere aiuto in battaglia: Shiva la invoca per combattere contro il demone Tripura e allo stesso modo si rivolgono a lei Brahma e Indra. La si definisce decisa e spietata, capace di combattere il nemico frontalmente senza mai arretrare, annientando tutto ciò che si trova sulla sua strada.


La Dea Kali

Le stelle sono oscurate,
Le nuvole coprono altre nuvole,
E' oscurità vibrante, risuonante;
Nel vento ruggente che soffia turbinante
Vi sono le anime di un milione di folli,
Appena fuggiti dalla casa-prigione,
Alberi divelti alle radici,
Spazzati via dalla strada.
Il mare si è unito alla mischia
E fa turbinare onde gigantesche
Per raggiungere il cielo nero come la pece.
Il luccichio di una tenue luce
Rivela da ogni parte
Migliaia e migliaia di ombre
Di morte, luride e nere.
Spargendo calamità e dolori,
Danzando folle di gioia,
Vieni, Madre, vieni!
Perché terrore è il Tuo nome,
La morte è nel Tuo respiro,
E la vibrazione di ogni Tuo passo
Distrugge un mondo per sempre.
Vieni, Madre, vieni!
La Dea della Distruzione.

Vivekananda - Madre Kālī (1898)

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