giovedì 3 gennaio 2019

L'UROBOROS

L'Uroboros (Oroboro,Ouroboro, Ourorboros, Oroborus, Uroboros o Uroborus) è un termine che deriva dal Greco (ουροβóρος:coda), un altro etimo vorrebbe Uroboros come Re Serpente (Ouro come Re, ob come serpente).


L’Uroburo è l’immagine di un serpente (o un drago alato) che si morde la coda e la inghiotte.
In simbologia, infatti, il cerchio è anche associato all’ immagine del serpente che da sempre cambia pelle e quindi, in un certo senso, ringiovanisce. Si tratta di un simbolo - associato all'alchimia, all'ermetismo e allo gnosticismo - che rappresenta la teoria dell'eterno ritorno, la natura ciclica di tutte le cose. È associabile a tutto ciò che può essere rappresentato attraverso un ciclo che, dopo aver raggiunto la propria fine, ricomincia dall'inizio ancora una volta, all'infinito. 
Secondo Schwarz (L’immaginazione alchemica, Ediz. La Salamandra, 1980):
“Il concetto delle due nature ci introduce ad un altro elemento cardinale del pensiero alchemico, e cioè al concetto che l’impulso alla differenziazione della materia prima nei suoi componenti maschile e femminile è dato dalla lotta e dalla conseguente unione delle polarità fondamentali. L’incesto filosofale (coniunctio oppositorum) dell’Alchimista, realizza il filius philosophorum, l’immortale Androgino, che si identifica nella Pietra Filosofale, annunciata dalla sua nascita. Infatti il Rebis non è che il prodotto delle nozze alchemiche tra il Mercurio, la donna, il principio lunare, e lo Zolfo, l’uomo, il principio solare”.

L’Uroboro viene anche considerato simbolo dell’evoluzione che si conclude in sé stessa, e quindi dell’unità fondamentale del cosmo. Il motto “En to pan” (Uno il Tutto), che accompagnava spesso l’immagine, rimanda infatti al concetto che “tutto si trasforma, niente si crea e niente si distrugge” di uno dei padri della chimica moderna come Antoine-Laurent de Lavoisier. Questo significato non può non rinviare, a sua volta, al concetto, già citato, dell’Eterno ritorno, caposaldo della filosofia di Nietzsche: “Imprimere al divenire il carattere dell’essere, è questa la suprema volontà di potenza. Che tutto ritorni, è l’estremo avvicinamento del mondo del divenire a quello dell’essere: culmine della contemplazione.”



L'Uroboro può essere associato anche al simbolo dello Yin e Yang, che illustra la natura dualistica di tutte le cose e soprattutto gli opposti che si completano a vicenda. 
Il serpente è stato un simbolo fondamentale presso le popolazioni precolombiane, mediorientali, presso gli egizi, i celti e tante altre, ma forse è meno noto ai più il fatto che fosse un animale sacro anche presso le popolazioni del Nord e Centro America: in questo caso raffigurava e simboleggiava la rinascita. Il serpente perde la propria pelle quando è giunto il momento propizio ed è passionale fino alla morte. 
Il serpente è rappresentato in moltissime culture e nelle più disparate situazioni: per esempio il serpente che avvolge con le sue spire un bastone o un albero indica il potere (bastone) che si afferma attraverso l'evoluzione (serpente) fino a permeare l'intero pianeta.
Alcune sette gnostiche adoravano il serpente del paradiso che aveva destato nel cuore dell’uomo la bramosia della conoscenza. Questo serpente divenne un emblema alchimistico riprodotto nel libro di Cleopatra sulla fabbricazione dell’oro. Il corpo del serpente, metà chiaro e metà scuro, manifestava all’adepto che nel mondo materiale il bene e il male, la perfezione e l’imperfezione si congiungono insieme nella materia. Secondo gli alchimisti la materia è "uno e tutto".
Il terribile serpente del paradiso fu mutato dagli alchimisti nel benefico Urobos e questo, a sua volta, si trasformò nel dragone degli alchimisti. Una bella incisione contenuta nel libro di Lambsprinck La Pietra Filosofale, mostra il dragone che vive nella foresta e che si morde la coda.



Questo serpente divora se stesso. E' maschile e femminile. E’ dentro, ed è fuori. E’ caos ed è ordine.

informazioni prese da:
www.latelanera.com
www.fuocosacro.com

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